I motivi della candidatura, le proposte organizzative, il futuro della regione
di PIERANTONIO LUTRELLI
Tiene molto al fatto che la sua proposta politica parla di un Partito democratico decentrato sui territori della Basilicata. Ed in questo il consigliere regionale Carlo Chiurazzi, 49 anni di professione avvocato, punta particolarmente per ottenere consensi politici dai lucani alle primarie del 14 ottobre nella sfida contro Piero Lacorazza. Lo abbiamo incontrato nel suo studio a Nova Siri, suo paese natale dove tuttora risiede.
Come mai si è candidato alla guida del Pd lucano?
Perché ho raccolto una sollecitazione fortissima da parte di settori che confluiscono nel nuovo soggetto politico, per proporre un’alternanza a tutti coloro che non si riconoscevano nell’accordo dei vertici del costituendo Pd. Poi perché ci sono questioni che dovrebbero essere inserite nel dibattito politico e che oggi costituiscono la differenza tra la mia proposta e quella di Lacorazza.
Dopo aver ricoperto per 12 anni il ruolo di assessore regionale, cos’altro vuole dimostrare ancora?
Non mi sono candidato per ragioni personali. I calcoli individuali avrebbero indotto invece anche me a ricercare un’intesa con i miei compagni di viaggio di tanti anni, sia a livello politico che amministrativo. Invece ho preferito questa avventura senza calcoli preventivi, ma per svolgere una funzione essenziale per la costruzione del Pd lucano che deve vivere una fase fondata sul dibattito autentico, basata sulla proposta e sulle posizioni politiche, nonché sulle questioni di merito. In altri termini non poteva mancare nel percorso di costruzione del Pd quello che è fisiologico nel percorso di costruzione della democrazia: il confronto tra le proposte e sulla base di esse e della loro valutazione, la costruzione di una leadership. Il dibattito si deve fare dinanzi agli elettori.
Nel suo futuro vede un ruolo politico?
Torno al mio impegno originario, quello nei gruppi giovanili della DC negli anni ’80, da cui ho tratto molto a livello di esperienza nel successivo impegno fino ad oggi.
Farà una campagna per le primarie puntando sulla “materanità”?
La mia discesa in campo, non posso negare che ha trovato una prima sollecitazione dagli ambienti provinciali della Margherita. Ma non lo avrei fatto se non avessi registrato che i contenuti principali della mia proposta trovavano una condivisione in moltissime aree del potentino, in categorie sociali ed in sensibilità diffuse su tutto il territorio regionale.
E su cosa verte la sua proposta?
Sono per un Pd aperto sul territorio e rispettoso del territorio come il luogo dove si possono e si debbono esercitare funzioni politiche importanti senza più deleghe ampie ai vertici regionali del partito come fin qui è stato.
Cosa intende per Partito democratico aperto sul territorio?
Il modello di Pd che immagino è un modello che vede la presenza di un organo intermedio di zona, con poteri decisionali ben definiti che vanno dalla designazione dei candidati alla Provincia, alla Regione ed al Parlamento. In altre parole ad ogni livello dovrà corrispondere un potere di autodeterminazione distinto dagli altri. Il modello oggi presente fin qui praticato da Ds e Margherita, per il quale tutte le scelte: dalla selezione della classe dirigente in poi, vanno compiute o realizzate dal livello regionale, corrisponde ad una visione verticistica che deve essere superata nel futuro Pd. Del resto abbiamo registrato negli ultimi tempi ed in parecchie circostanze, che scelte non generatesi dal tessuto del territorio, ma trapiantate dal centro alla periferia, hanno determinato un rigetto da parte del corpo elettorale.
Come evitare ritiene si possano evitare altri “rigetti” per il futuro?
Mi batterò perché lo statuto regionale del Pd traduca in norme certe l’organizzazione delle competenze e dei poteri nel suo assetto interno. Sono dell’avviso che in un tempo nel quale la distanza è significativa anche in Basilicata, propongo che il metodo delle primarie debba essere scelto per la individuazione dei rappresentanti del Pd e meglio sarebbe per tutto il centrosinistra, nei livelli significativi: comunali, provinciali e regionale.
Può essere più esplicito?
Certo. I candidati alla carica di sindaco, di consigliere provinciale e consigliere regionale, al Parlamento o alla presidenza di Province e Regione, dovranno essere individuati con il metodo delle primarie.
Quindi vuole più base e meno vertici…
Come mai si è candidato alla guida del Pd lucano?
Perché ho raccolto una sollecitazione fortissima da parte di settori che confluiscono nel nuovo soggetto politico, per proporre un’alternanza a tutti coloro che non si riconoscevano nell’accordo dei vertici del costituendo Pd. Poi perché ci sono questioni che dovrebbero essere inserite nel dibattito politico e che oggi costituiscono la differenza tra la mia proposta e quella di Lacorazza.
Dopo aver ricoperto per 12 anni il ruolo di assessore regionale, cos’altro vuole dimostrare ancora?
Non mi sono candidato per ragioni personali. I calcoli individuali avrebbero indotto invece anche me a ricercare un’intesa con i miei compagni di viaggio di tanti anni, sia a livello politico che amministrativo. Invece ho preferito questa avventura senza calcoli preventivi, ma per svolgere una funzione essenziale per la costruzione del Pd lucano che deve vivere una fase fondata sul dibattito autentico, basata sulla proposta e sulle posizioni politiche, nonché sulle questioni di merito. In altri termini non poteva mancare nel percorso di costruzione del Pd quello che è fisiologico nel percorso di costruzione della democrazia: il confronto tra le proposte e sulla base di esse e della loro valutazione, la costruzione di una leadership. Il dibattito si deve fare dinanzi agli elettori.
Nel suo futuro vede un ruolo politico?
Torno al mio impegno originario, quello nei gruppi giovanili della DC negli anni ’80, da cui ho tratto molto a livello di esperienza nel successivo impegno fino ad oggi.
Farà una campagna per le primarie puntando sulla “materanità”?
La mia discesa in campo, non posso negare che ha trovato una prima sollecitazione dagli ambienti provinciali della Margherita. Ma non lo avrei fatto se non avessi registrato che i contenuti principali della mia proposta trovavano una condivisione in moltissime aree del potentino, in categorie sociali ed in sensibilità diffuse su tutto il territorio regionale.
E su cosa verte la sua proposta?
Sono per un Pd aperto sul territorio e rispettoso del territorio come il luogo dove si possono e si debbono esercitare funzioni politiche importanti senza più deleghe ampie ai vertici regionali del partito come fin qui è stato.
Cosa intende per Partito democratico aperto sul territorio?
Il modello di Pd che immagino è un modello che vede la presenza di un organo intermedio di zona, con poteri decisionali ben definiti che vanno dalla designazione dei candidati alla Provincia, alla Regione ed al Parlamento. In altre parole ad ogni livello dovrà corrispondere un potere di autodeterminazione distinto dagli altri. Il modello oggi presente fin qui praticato da Ds e Margherita, per il quale tutte le scelte: dalla selezione della classe dirigente in poi, vanno compiute o realizzate dal livello regionale, corrisponde ad una visione verticistica che deve essere superata nel futuro Pd. Del resto abbiamo registrato negli ultimi tempi ed in parecchie circostanze, che scelte non generatesi dal tessuto del territorio, ma trapiantate dal centro alla periferia, hanno determinato un rigetto da parte del corpo elettorale.
Come evitare ritiene si possano evitare altri “rigetti” per il futuro?
Mi batterò perché lo statuto regionale del Pd traduca in norme certe l’organizzazione delle competenze e dei poteri nel suo assetto interno. Sono dell’avviso che in un tempo nel quale la distanza è significativa anche in Basilicata, propongo che il metodo delle primarie debba essere scelto per la individuazione dei rappresentanti del Pd e meglio sarebbe per tutto il centrosinistra, nei livelli significativi: comunali, provinciali e regionale.
Può essere più esplicito?
Certo. I candidati alla carica di sindaco, di consigliere provinciale e consigliere regionale, al Parlamento o alla presidenza di Province e Regione, dovranno essere individuati con il metodo delle primarie.
Quindi vuole più base e meno vertici…
Sarà un bene anche per la produttività degli stessi vertici regionali del partito che non dovranno più occuparsi e prodigarsi nell’affannosa ricerca di equilibri e composizioni tra componenti e persone del partito, poiché dedicheranno le proprie disponibilità alle politiche dei programmi della nostra comunità regionale.
Vedo che lei è decisamente contro le postazioni occupate senza consenso popolare.
Certo.
Ed è contro anche il “listino” alle regionali?
Sì, perché da strumento nato per garantire maggioranze ampie, si è tradotto in uno strumento nelle mani delle segreterie dei partiti senza una vera legittimazione democratica. Nel mio programma prevedo che il Pd debba battersi per la modifica della legge regionale: non più fondata su collegi provinciali, ma su 5 o 6 collegi territoriali in tutta la Basilicata, garantendo ad ognuno di questi territori una rappresentanza in Consiglio regionale pari al peso elettorale.
Ha preparato le liste?
La composizione sta avvenendo mediante consultazioni amplissime nei territori. Tireremo le fila e faremo sintesi all’inizio della settimana. Mi preoccuperò che le liste rappresentino mondi e settori eterogenei. E saranno composte non solo da rappresentanti politici.
Dica la verità, se fosse “sopravvissuto” alla recente verifica nella giunta regionale rimanendo assessore, si sarebbe candidato ugualmente alla guida del Pd?
In quel caso, se lo avessi fatto mi sarei dimesso dalla giunta. Ritengo che il ruolo politico debba essere esercitato senza il condizionamento del ruolo amministrativo. E comunque se Lacorazza fosse stato l’unico candidato avrei fatto la stessa scelta di oggi.
Vedo che lei è decisamente contro le postazioni occupate senza consenso popolare.
Certo.
Ed è contro anche il “listino” alle regionali?
Sì, perché da strumento nato per garantire maggioranze ampie, si è tradotto in uno strumento nelle mani delle segreterie dei partiti senza una vera legittimazione democratica. Nel mio programma prevedo che il Pd debba battersi per la modifica della legge regionale: non più fondata su collegi provinciali, ma su 5 o 6 collegi territoriali in tutta la Basilicata, garantendo ad ognuno di questi territori una rappresentanza in Consiglio regionale pari al peso elettorale.
Ha preparato le liste?
La composizione sta avvenendo mediante consultazioni amplissime nei territori. Tireremo le fila e faremo sintesi all’inizio della settimana. Mi preoccuperò che le liste rappresentino mondi e settori eterogenei. E saranno composte non solo da rappresentanti politici.
Dica la verità, se fosse “sopravvissuto” alla recente verifica nella giunta regionale rimanendo assessore, si sarebbe candidato ugualmente alla guida del Pd?
In quel caso, se lo avessi fatto mi sarei dimesso dalla giunta. Ritengo che il ruolo politico debba essere esercitato senza il condizionamento del ruolo amministrativo. E comunque se Lacorazza fosse stato l’unico candidato avrei fatto la stessa scelta di oggi.
Fonte: Il Quotidiano della Basilicata del 18 settembre 2007; pg. 8-9
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